Dal fallimento alla ripartenza fiduciosa

di Don Roberto - 16 Luglio 2015
Dal fallimento alla ripartenza fiduciosa

Gesù, nel suo peregrinare per le strade della Palestina, si recò un giorno anche a Nazareth, il paese dove abitava la sua famiglia e dove lui aveva vissuto per trenta anni. Doveva avere nel cuore l’entusiasmo di chi, tornando a casa, ritrova tanti volti conosciuti. Con quell’entusiasmo deve essere entrato nella sinagoga per portare anche ai suoi compaesani una parola di speranza e di liberazione.

Ma proprio lì, dove era sicuro di essere accolto con più calore, non venne né capito, né ascoltato, né considerato. Al punto che, scrive l’evangelista Marco, Egli rimase meravigliato della loro incredulità e non poté compiere nessun prodigio (cfr. Mc 6,5-6).

Proprio a Nazareth dov’era di casa, Gesù sperimenta un mezzo fallimento. Pensate a come si dovettero sentire gli Apostoli che lo seguivano, vedendo che il Maestro veniva rifiutato, addirittura deriso, da quelle persone che invece lo dovevano accogliere meglio degli altri.

Gesù se ne andò via, ma non per questo smise di annunciare il Vangelo. Di fronte a quel fallimento, Gesù non si arrese, anzi, non solo continuò andando a predicare nei villaggi vicini, ma addirittura coinvolse anche i suoi discepoli, che più di lui erano rimasti amareggiati da quell’esperienza negativa.

Da quel mezzo fallimento ne nacque una ripartenza, un’iniziativa mai fatta prima: ne scaturì un cammino nuovo di liberazione.

Gesù mandò gli Apostoli, a due a due, ad annunciare il regno di Dio in tutti i paesi, anche in quei posti dove non si sarebbe potuto andare, i luoghi che gli ebrei consideravano impuri (cfr. Mc 6,7). Ogni luogo dove c’è una creatura umana è un luogo dove si deve andare ad annunciare il Regno di Dio: il Vangelo non si può fermare davanti a niente.

Gesù, mandando i Dodici, li mandò senza niente: solo un bastone, un paio di sandali e una tunica (Mc 6,8-9). È l’essenziale. È la condizione di chi si mette in cammino, di chi ha fretta, di chi va dappertutto: è un nuovo inizio.

Sono le stesse identiche cose che Mosè, la notte in cui gli Ebrei dovevano scappare via dall’Egitto, ordinò di portare con sé: niente di più, pronti a scappare, pronti a fuggire, pronti ad iniziare l’Esodo, l’uscita (cfr. Es 12,11). Gesù, dando quest’ordine ai suoi discepoli, è come se avesse voluto dire: iniziamo un’esperienza nuova, un cammino nuovo, una nuova Pasqua.

Come Gesù a Nazareth, non ci ritroviamo forse, anche noi, nella nostra vita personale, familiare, tra amici, tra abitanti dello stesso quartiere, della stessa parrocchia di fronte ai mezzi fallimenti? Un’attività intrapresa e poi lasciata perdere, una famiglia costituita e poi andata un po’ frantumandosi, una relazione che sembrava solida e poi invece si annacqua…

Pensiamo ad una medaglia a due facce. Da una parte c’è scritto fallimento: riguarda la nostra vita, la nostra esperienza. Quante volte capita nella nostra vita o attorno a noi di sperimentare un mezzo fallimento nel rapporto con le persone, nel rapporto con il lavoro, nel rapporto con me stesso, nel rapporto con Dio. È la storia delle persone, delle famiglie, della parrocchia, della società, del mondo intero. Se guardiamo solo questa faccia della medaglia, corriamo il rischio di andare in crisi, in depressione.

Carissimi, se qualche volta abbiamo sperimentato anche noi un fallimento, non abbattiamoci! Sul mezzo fallimento, umanamente parlando, Dio è capace di scrivere una vita nuova, una storia nuova per ciascuno di noi, ma anche per la nostra città e per il mondo intero.

La Parola di Dio di oggi ci insegna che, se abbiamo fiducia e amore di Dio, sull’altra faccia della medaglia scopriremo che c’è scritto: ripartenza fiduciosa.

Se sperimentiamo anche noi il fallimento, non perdiamo la fiducia! Gesù ci insegna che c’è sempre la possibilità di ripartire e di ricominciare. Se abbiamo il coraggio di vedere la nostra vita con gli occhi della fede allora nasce la ripartenza.

È un avventura nuova, un nuovo esodo che il Signore ci chiede. Dove ci porterà? Cosa troveremo lungo la strada? Per poterlo scoprire, occorre ripartire, iniziare a camminare con fiducia nel Signore: non si può guardare il panorama, se non si sale sopra la montagna.

Di fronte ai nostri fallimenti, siamo certi che c’è il rovescio della medaglia: un nuovo inizio, una nuova speranza. L’importante è ripartire portando con noi solo l’essenziale: l’ascolto e la fiducia nella Parola di Dio, che ci dona il coraggio di intraprendere, con uno spirito nuovo, un cammino nuovo che ci riempie di gioia.

Dal fallimento alla ripartenza fiduciosa ultima modifica: 2015-07-16T22:26:42+02:00 da Don Roberto

Testimonianze

  1. Anna

    Anch’io ho provato su di me il fallimento… ancora ricordo, più che dolore, il sentirsi rifiutata o ancora peggio umiliata… Mi ricordo quando, leggendo il mio curriculum, mi dissero: “Mi dispiace, non sei idonea per insegnare, il tuo diploma non è adatto”… Sai ti senti dentro una fallita, inizi a pensare al tuo passato, ai sacrifici fatti per studiare… è dentro di te pensi “Sono proprio una fallita, perché non sono riuscita a realizzare ciò che io desideravo”… Poi mentre stai lì a porti delle domande, arriva un piccolo progetto: occuparsi dei bambini che vivono situazioni disagiate… Ed ecco che il Signore mi dà la possibilità di ricominciare, ma soprattutto mi insegna che dopo un fallimento, una delusione, c’è sempre un nuovo inizio basta credere in Lui… soprattutto camminare affianco a Lui…

Renderò grazie al Signore con tutto il cuore,
annuncerò tutte le sue meraviglie

Se le riflessioni e gli interventi presenti in questo articolo suscitano in te il ricordo di un episodio della tua vita del quale rendere grazie al Signore per le meraviglie che ha operato, lascia qui il tuo racconto.

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