Sul giusto binario

di Giocosa - 3 Ottobre 2013

Una volta in seminario, lo stu­dente Calabria fu rimpro­verato dai professori perché disperde­va il tempo in opere di carità e di apostolato a sca­pito dello studio. In real­tà pe­rò non era così: gli al­tri occu­pavano il tempo libero a ricrearsi, lui trovava gu­sto a catechiz­zare i fanciulli e a consolare gli in­fermi. In questo comprensibile sfogo ri­donava equi­librio a se stesso e l’entusiasmo necessario per pro­seguire in una vita di studio che non gli dava nes­suna soddisfa­zione.

Non era un teorico, lui, e l’appara­to scolastico senza que­sta evasione lo avrebbe inibi­to. Si sentiva fatto per la vi­ta, vibrava soprattutto per le opere di ca­rità. Sua passione erano le persone vive, specialmente le più sprovvedute.

A orientare definitivamente Giovanni Calabria sul bi­nario della carità intervenne un fatto provviden­ziale.

Era una tarda sera di novembre, nel 1897, e il chieri­co Calabria tornava dalla visita a un giovanet­to am­malato. Giunto al cancelletto d’ingresso di quella ca­sa, gli parve d’intravedere per terra un mucchio di stracci: si chinò su di esso e sentì il re­spiro regolare di un bimbo che dormi­va.

Lo scosse dolcemente, e ri­conobbe in lui quel pic­colo mendicante di sei anni che in corso Castelvec­chio chie­deva l’elemosina ai passanti mostrando il topino ammae­strato che sapeva estrarre il «pianeta della for­tuna» coi numeri del lotto. Quante volte si era ferma­to a dirgli una buona parola e a dargli l’e­lemosina! Se lo era fatto ami­co, e il fanciullo aveva fiducia in lui.

«Che fai qui, a quest’ora?» gli chiede. «Mi hanno bat­tuto, mi battono sempre…! Mi di­cono che sono buo­no a nulla… Vogliono che porti a casa tanti soldi ogni sera, se no sono botte. Anche oggi le ho prese. E sono scappato…». Il singhiozzo interrotto e soffocato si tra­sformò in uno scroscio di pianto. «Vieni con me» gli dis­se Giovanni. E gli prese la mano, mentre con l’altra il bimbo teneva stretta la gabbia col topoli­no e la scatola dei pianeti. Mam­ma Angiolina non mosse lamento. La magra cena apparecchiata fu divi­sa in due. Poi, aggiusta­to il materasso su tre sedie, Giovan­ni vi collocò il bambin­o. Lui si accontentò del paglie­riccio.

Il mattino dopo Giovanni si consigliò con Padre Natal­e, il suo confessore, che gli suggerì di chiedere un «segno». E il segno venne: un vestito per il bambi­no, dono di un ebreo. Poi un aiuto in denari… Il bim­bo poi trovò una si­stemazione presso gli Arti­gianelli di Brescia. E Giovanni Calabria, un volta fat­to sacer­dote, fu con­dotto a interes­sarsi della gioventù derelit­ta.

Sul giusto binario ultima modifica: 2013-10-03T23:27:29+02:00 da Giocosa