Otto giorni, un giorno solo. Una settimana è ormai trascorsa dalla Domenica di Pasqua. In questi otto giorni la Chiesa ha vissuto come in un unico giorno, il giorno di Pasqua, contemplando per otto giorni il mistero della risurrezione di Gesù.
Nella Liturgia della Veglia pasquale, che ci ha introdotto nella contemplazione di questo mistero, abbiamo ascoltato diverse letture della Bibbia, legate tra di loro da un unico messaggio: il cammino. È il cammino che ogni cristiano è chiamato a compiere.
Dal Libro della Genesi (Gn 22,1-18), abbiamo ascoltato la storia di Abramo, chiamato da Dio ad offrire suo figlio Isacco sul monte. Con fatica e l’animo pesante, Abramo intraprende un cammino verso il monte. È un cammino di pura fede in Dio, che lo conduce sul monte ad incontrare il Dio della vita.
Quante volte, come Abramo, siamo chiamati a salire sul monte, cioè ad affrontare delle difficoltà che sembrano davvero insormontabili. Sembra che Dio ci chieda delle cose impossibili come ad Abramo aveva chiesto la vita del suo unico figlio. Ma, se ci mettiamo in cammino con fiducia nel Signore, anche attraverso le difficoltà più grosse, scopriremo come il Signore è il Dio della vita e vuole la nostra vita.
Dal Libro dell’Esodo (Es 14,15-15,1) abbiamo ascoltato la storia dell’uscita degli Ebrei dall’Egitto. È l’inizio del cammino di un popolo attraverso il deserto, dove tra mille difficoltà, si scopre sempre assistito da Dio. Un popolo che attraverso il suo cammino scopre il Signore come Dio liberatore.
È il cammino che anche noi siamo chiamati a fare attraverso la nostra vita quotidiana, attraverso le nostre azioni consuetudinarie, quelle di tutti i giorni, sempre le stesse. Spesso sembra come attraversare un deserto: mai niente di nuovo. Eppure questo “mai niente di nuovo” può farci scoprire che Dio è il nostro liberatore, se compiamo queste azioni quotidiane con la fiducia in Lui.
Dal Libro del Profeta Isaia (Is 55,1-11) abbiamo ascoltato l’invito che il profeta rivolge a coloro che sono affamati ed assetati, invitandoli a camminare verso la sorgente inesauribile che è il Dio della Provvidenza, Dio che dona acqua e cibo a tutti i suoi figli.
Noi, che siamo affamati ed assetati di amicizia, di relazioni costruttive e positive con gli altri, siamo chiamati ad avere un attimo di sollievo, siamo chiamati ad avere attorno a noi persone felici che sappiano trovare la loro strada e sappiano realizzare i loro sogni. Spesso quello che ci manca è la fiducia nel Signore provvidente.
Invece di chiederci se stiamo obbedendo alla volontà di Dio, vorremmo da Dio tutto e subito, quasi che Dio fosse pronto ad obbedire ai nostri comandi. Se ci affidiamo al Signore, invece, ci accorgiamo che la provvidenza di Dio, quando sembra che tutto sia perduto, si manifesta nella sua grande generosità.
Dal Vangelo di Marco (Mc 16,1-7) abbiamo ascoltato il racconto delle donne che, di buon mattino, con l’animo triste e titubante, provviste di profumi per onorare il Corpo di Gesù, ma provviste soprattutto dell’amore per Gesù si sono messe in cammino verso la tomba… eppure questo cammino le ha portate verso Cristo risorto.
Come le donne, anche noi, rinati nel Battesimo, pur dovendo affrontare le montagne delle difficoltà, il deserto della monotonia, la fame e la sete di relazioni autentiche, dobbiamo essere sempre in cammino per raggiungere la gioia piena alla quale ci chiama il Dio della gioia.
Dobbiamo dire grazie al Signore che ha vinto la morte per darci la vita e dirci che la morte mai, per nessuno, è l’ultima parola. L’ultima parola è sempre quella della vita, è quella di Cristo Risorto.
Affidiamoci al Signore, perché Dio non manca mai alle sue promesse: quando sembra che sia lontano da noi e si sia dimenticato di noi, è proprio quello il momento in cui ci porta vicino al Suo cuore e ci fa sperimentare la gioia dell’incontro con Cristo risorto, ieri oggi e sempre.